L’aspirina leva il medico di torno?

Carlo Manfredi

Farmacologo clinico

Secondo un detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno”. E’ una raccomandazione da sostenere a spada tratta perché un aumento della quantità di frutta nell’alimentazione aiuta a prevenire le malattie. Qualcuno, però, si è spinto oltre, aggiungendo che anche “un’aspirina al giorno leva il medico di torno” perché tiene lontani l’ictus, l’infarto e la morte per cause cardiache. La capacità delle piastrine di appiccicarsi l’una all’altra è la scintilla che può far scoccare un evento trombotico. All’inizio si forma un tappo bianco di piastrine che, quando evolve in trombo rosso, chiude un’arteria e può generare un infarto o un ictus ischemico. Dato che l’aspirina a basse dosi impedisce la formazione del trombo bianco può evitare questi accidenti perché li blocca sul nascere. Si è anche scoperto che l’aspirina, attraverso un altro meccanismo di azione, può prevenire la formazione di tumori dell’intestino. Meglio ancora! Con una mela, anzi, un’aspirina, come con una fava, si prendono tre piccioni in un colpo solo!

Come sempre c’è un però. Il primo a sospettare che l’aspirina non fosse solo un analgesico o un antinfiammatorio fu un dentista che notò emorragie più prolungate dopo un’estrazione dentaria nei pazienti che assumevano questo farmaco. Attenzione dunque, l’aspirina può anche provocare, molto raramente, sanguinamenti a livello dello stomaco o dell’intestino e nel cervello. I soggetti a maggior rischio di queste complicazioni emorragiche sono coloro che hanno una storia personale di emorragie digestive o dei fattori di rischio per queste manifestazioni come, ad esempio, la vecchiaia e le stesse malattie cardiache che si vogliono evitare.

Per questo motivo è necessario che i vantaggi siano nettamente superiori ai rischi, quando si decide di prendere aspirina. Altrimenti non ne vale la pena. Per prendere decisioni fondate su prove di efficacia sono indispensabili le conclusioni degli studi fatti per verificare se l’aspirina previene ictus e infarto in persone fino a quel momento sane e in quelle che questi eventi li hanno già avuti. Stiamo parlando dell’applicazione del metodo scientifico che prevede, dopo aver formulato un’ipotesi, di sottoporla alla prova dei fatti per appurare se è vera o falsa.

Ma procediamo con ordine. Per coloro che hanno già avuto un ictus o un infarto, gli studi indicano in modo chiaro e convincente che l’aspirina assicura un’efficace protezione perché impedisce o allontana nel tempo la possibilità che l’individuo venga colpito di nuovo (prevenzione secondaria). Questo vale, in particolar modo, per coloro ai quali sono state ‘stappate’ le coronarie che si erano chiuse (angioplastica) e ai quali è stato inserito un tubicino (lo stent) per permettere al sangue di passare. Sono persone che hanno già visto il lupo e che è meglio che lo tengano alla larga per sempre. L’aspirina è un ottimo dissuasore da assumere tutti i giorni ‘vita natural durante’. L’espressione è poco elegante, ma rende molto bene il concetto di protezione che deve essere permanente.

Ma, se parliamo di prevenzione primaria, ossia degli interventi da mettere in campo prima che accadano “accidenti” a carico del cuore o del cervello, gli studi più recenti indicano che, per chi ha 60 o più anni di età, non è consigliato iniziare ad assumere aspirina. Per le persone di età compresa tra 40 e 59 anni con rischio cardiovascolare alto, la decisione di iniziare la terapia deve essere assunta caso per caso a seconda del livello di rischio di malattia cardiovascolare o di incappare in manifestazioni emorragiche. Infatti, il beneficio netto che ci si può aspettare è di piccole dimensioni e non è sicuro che comprenda anche la prevenzione del cancro del colon retto. Per questo motivo diventa decisiva la volontà della persona e la sua disponibilità ad effettuare una terapia protratta nel tempo. E’ una valutazione che è bene fare con il proprio medico curante per non correre il rischio di prendere lucciole per lanterne.

Quando ancora si gode di buona salute e si desidera rimandare nel tempo le temute malattie cardiovascolari, è bene seguire un’alimentazione più salubre, fare attività fisica e modificare le abitudini voluttuarie (ad esempio smetterla con il fumo di sigaretta).

Di recente si è appurato che anche le polveri ultrasottili presenti nell’ambiente di vita e di lavoro possono favorire le trombosi. Per allontanare questo fattore di rischio, servono decisioni da prendere a livello di comunità, il singolo può farci poco.

Per chi sta già assumendo aspirina a basse dosi, il beneficio netto prosegue nel tempo, ma si attenua progressivamente con l’avanzare dell’età che, a sua volta, aumenta quello emorragico. Queste due traiettorie opposte che configgono fra di loro, suggeriscono di interrompere aspirina all’età di 75 anni.

Possono assumere ASA a basse dosi i diabetici maschi e femmine di età pari o superiore a 50 anni con almeno un ulteriore fattore di rischio maggiore per malattie cardiovascolari e un basso rischio di sanguinamento.

ASA non è, invece, raccomandata per la prevenzione primaria nei diabetici di età > 70 anni perché il rischio è maggiore del beneficio.

In conclusione, è bene che tutti mangino le mele, ma solo chi è a rischio cardiovascolare elevato o che ha già avuto un ictus o un infarto, alla fine del pranzo, può o deve tranquillamente “ingurgitare” anche una compressa di aspirina da 100 milligrammi per “togliere di torno l’infarto e l’ictus e, magari, anche qualche tumore!”

 

Massa, 28 giugno 2022

 

Per approfondire

Brett AS. Should Patients Take Aspirin for Primary Cardiovascular Prevention? Updated Recommendations From the US Preventive Services Task Force. JAMA. 2022;327(16):1552–1554. doi:10.1001/jama.2022.2460

Manfredi C Aspirina in prevenzione primaria, recenti orientamenti Decidere in Medicina 2022 Anno XXII n. 3 Giugno 18-21